mercoledì 15 gennaio 2014

Un assessore rinviato a giudizio per associazione a delinquere: i primi effetti della Carta di Pisa


A distanza di due anni dall’introduzione della Carta di Pisa una vicenda ancora in corso permette di cogliere alcuni elementi rilevanti per quanto riguarda i primi effetti a livello di opinione pubblica - come riportati dalla cronaca locale - dell’adozione del Codice di comportamento da parte di enti territoriali. Nella fattispecie, l’ente coinvolto è la Provincia di Pisa, tra i primi ad aver adottato la Carta con delibera della Giunta del 13 marzo 2012.
Nel corso del 2012, le principali testate giornalistiche di cronaca locale di Pisa, Massa e Carrara riportano notizie - capaci di dar vita ad un vero e proprio scandalo – su un’inchiesta condotta dalla Procura di Massa in merito a dei finanziamenti dell’Unione Europea ottenuti da una società di riciclo di rifiuti (Erre Erre, acronimo di Recupero Risorse) – controllata, per il 51%, da una società pubblica (Cermec, facente capo ai Comuni di Massa e Carrara) e, per il 49%, da una privata (Delca, con sede a Vicopisano) - per la costruzione di un impianto di “bricchettaggio”; fase del processo di trattamento dei rifiuti finalizzato alla produzione di combustibili, nella zona industriale situata tra Carrara e Massa. 
Tale impianto - i cui costi di realizzazione erano notevolmente aumentati, passando dai 16 milioni di euro, inizialmente previsti, ai 23 di spesa effettiva - doveva essere utilizzato al fine trattare i rifiuti prodotti dal Cermec. Esso non è mai entrato in funzione e, nel luglio 2011, è stato distrutto da un incendio doloso.
Il coinvolgimento della Provincia di Pisa nell’inchiesta sullo scandalo dello smaltimento dei rifiuti nasce dalla tesi sostenuta dalla Procura di Massa – accusa fondata sulle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Firenze (Noe), relativamente ad alcune intercettazioni di telefonate ed sms - per la quale l’attuale assessore della Giunta con delega all'ambiente e aree protette, energia, difesa del suolo e protezione civile, Valter Picchi del Partito Democratico, avrebbe fatto parte - assieme al titolare ed al dirigente della Delca, agli ex direttori del Cermec, ad un ex assessore del Comune di Carrara e ad un consigliere del Comune di Massa - di una associazione a delinquere finalizzata a commettere una serie di reati contro la pubblica amministrazione quali corruzione, concussione, peculato ed abuso d’ufficio, nonché falso e truffa a danno di enti pubblici.
Secondo la Procura, Picchi avrebbe utilizzato la sua posizione di assessore all’ambiente della Provincia di Pisa, nell’interesse della sopracitata associazione. Egli infatti è accusato di essere intervenuto nelle procedure di conferimento dell’autorizzazione all’esercizio alla società ErreErre, interrompendo il servizio pubblico di trasferimento dei rifiuti solidi urbani - provenienti dal Cermec - alla discarica comunale di Peccioli, in Provincia di Pisa. Il fine, sostiene la Procura, era quello di ottenere il rilascio - in tempi celeri - dell’autorizzazione all’esercizio ad ErreErre. L’assessore della Giunta provinciale pisana sarebbe anche intervenuto nell’attività di monitoraggio effettuata dalla Regione Toscana sull’elargizione dei finanziamenti dell’Unione Europea ad ErreErre per fare in modo che la società riuscisse ad ottenere una maggiore contribuzione.
Sulla vicenda rileva un primo riferimento alla Carta di Pisa in alcune notizie risalenti al marzo 2012 in cui il quotidiano locale “il Tirreno” dedica al caso sopradescritto un articolo dal titolo «Caro Picchi, ricordati che c’è il codice etico». Il riferimento è alle dichiarazioni rilasciate da alcune associazioni tra cui il Comitato Antinquinamento di Castelfranco, il Comitato cittadino “Tutela Salute e Ambiente” di San Donato e la sezione del Valdarno Inferiore dell’Unione Inquilini, all’indomani dell’adozione del Codice di comportamento da parte della Provincia di Pisa. Nella circostanza, tali associazioni hanno commentato il coinvolgimento di Picchi nello scandalo dello smaltimento dei rifiuti provenienti dal Cermec – come riporta il giornalista de “il Tirreno” – affermando: «Speriamo […] che possa dimostrare la sua innocenza. Tuttavia, nella malaugurata ipotesi di rinvio a giudizio, sarebbe opportuno che si dimettesse per onorare così il solenne impegno preso con la sottoscrizione della "Carta di Pisa"».
Quanto riportato dal quotidiano richiama l’obbligo previsto dall’articolo 20 del Codice di comportamento che – rivolgendosi all’amministratore politico - recita quanto segue: «In caso sia rinviato a giudizio o sottoposto a misure di prevenzione personale e patrimoniale per reati di corruzione, concussione, mafia, estorsione, riciclaggio, traffico illecito di rifiuti, e ogni altra fattispecie ricompresa nell’elenco di cui all’art. 1 del Codice di autoregolamentazione approvato dalla Commissione parlamentare antimafia nella seduta del 18 febbraio 2010, l’amministratore si impegna a dimettersi ovvero a rimettere il mandato». Ovviamente, il reato di associazione a delinquere - del quale l’assessore Picchi è accusato - benché non sia esplicitato nella Carta, è ricompreso  nell’articolo 1 del citato Codice di autoregolamentazione.
 Il punto di svolta dell’indagine arriva nel settembre 2012 quando la Procura di Massa  richiede il rinvio a giudizio per l’assessore all’ambiente della Provincia di Pisa.
In seguito alla pubblicazione di tale notizia, Valter Picchi ha risposto alle accuse dicendo che, nel caso in cui il Giudice dell’Udienza Preliminare accogliesse la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pubblico ministero, egli sarebbe pronto a «valutare anche l'opportunità del dischiudersi di qualunque nuovo scenario», con riferimento – come riportano i giornali - al suo incarico istituzionale. Egli ha poi espresso la volontà di farsi interrogare dal giudice, nel corso dell’Udienza Preliminare, al fine di chiarire la sua posizione nella vicenda. In seno alle altre cariche dell’ente, va segnalata la posizione presa pubblicamente dal Presidente della Provincia di Pisa che – nell’occasione – ha mostrato solidarietà nei confronti dell’assessore e la convinzione che quest’ultimo «[…] potrà dimostrare innanzi al gup la propria estraneità ai fatti contestati e l'infondatezza delle accuse».
È del 23 settembre la notizia pubblicata dal quotidiano “La Nazione” di Pisa che riporta l’avvenuta conferenza stampa, tenuta dal gruppo provinciale del Popolo delle Libertà, in cui, facendo appello alla Carta, venivano pubblicamente richieste le dimissioni di Valter Picchi. Il vicecoordinatore del partito Giacomo Cappelli ha – in questa sede – dichiarato: «[…] Picchi mostri la sua estraneità o lasci l’incarico per chiarire la sua posizione e poi magari rientrare. Faccia un passo indietro anche in virtù della carta di valori firmata e voluta dal suo partito, il PD». Nella stessa circostanza – il vicecapogruppo del PDL in Provincia Gianluca Gambini ha affermato che nel Codice «[…] si dice che in caso di una richiesta di rinvio a giudizio, l’assessore deve dimettersi».
Nel marzo 2013, l’assessore all’ambiente della Provincia di Pisa – su sua esplicita richiesta - è stato interrogato dal gup e, rispondendo alle domande che gli sono state rivolte, ha ribadito: «Io ho agito solo per l’interesse pubblico […] affinché fosse costruito l’impianto di Massa che era strategico e ci avrebbe permesso di alleggerire il carico dei rifiuti sulla discarica di Peccioli ormai al limite […]».
È dell’11 gennaio 2014 la notizia riportata dalle testate giornalistiche di cronaca locale, in cui emerge che l’ufficio stampa della Provincia di Pisa ha pubblicato una nota ufficiale che annuncia che – nell’Udienza Preliminare sullo scandalo dello smaltimento di rifiuti - la sopracitata richiesta di rinvio a giudizio è stata accolta. Alla notizia fanno eco le successive dichiarazioni del Presidente della Provincia Andrea Pieroni e del segretario provinciale del Partito Democratico che invitano Valter Picchi a fare un passo indietro.
A fronte dell’impegno preso dalla Giunta provinciale pisana adottando la Carta di Pisa le si presentano due possibilità: le dimissioni spontanee dell’assessore o, alternativamente, una sua decisione di rimettere il mandato alla quale seguirà una presa di posizione da parte degli altri componenti dell’organo politico che si concretizzerà nella revoca dello stesso, così come disposto dall’articolo 20 del Codice di condotta.
Il 13 gennaio 2014, in occasione della prima seduta del Consiglio provinciale utile, il presidente della Provincia ha comunicato la sua decisione di revocare il mandato all’assessore della Giunta con delega all'ambiente e aree protette, energia, difesa del suolo e protezione civile precisando comunque che «nessuno possa essere considerato colpevole fino a che una sentenza definitiva non lo dichiari tale».
Oggi è stata scritta una nuova pagina della storia del nostro Paese : l’impegno di responsabilità politica preso da un ente adottando un codice di comportamento per amministratori politici, e la conseguente decisione di revocare il mandato ad un assessore a fronte di rinvio a giudizio, valorizzano e qualificano la Carta di Pisa come strumento efficace di prevenzione della corruzione fondato sul principio di autoregolamentazione. 


Giacomo Poeta



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