lunedì 9 dicembre 2013

Lacrime di coccodrillo


18 novembre 2013. Morti e dispersi. E' emergenza. Precipitazioni molto intense hanno colpito la Sardegna per oltre venti ore. Segnalati accumuli record, anche superiori ai 300 millimetri. Si contano i danni. Ponti crollati, viabilità in tilt. Persone soccorse e salvate dai soccorritori. Le precipitazioni si sono scatenate nel tardo pomeriggio con particolare violenza tra Nuoro e Olbia. Alla fine si conteranno 17 vittime accertate.
Purtroppo questo film già visto infinite volte è così sempre uguale a se stesso da far suonare rituali, quasi accademiche, anche le parole di chi non ha mai smesso di denunciare l'Italia colabrodo. Malgrado tutto però noi tutti dobbiamo insistere. E' vero: in poche ore sull'Ogliastra e sul Nuorese è caduta tanta pioggia quanta in genere ne arriva in un anno: più o meno 400 millimetri. Ma non è la prima volta che succede. Come ha ricordato il meteorologo Luca Mercalli, soltanto negli ultimi dieci anni è capitato in altre due occasioni, 2008 e 2004; andò peggio solo nell'ottobre 1951.
Si è trattato sì un fenomeno eccezionale, probabilmente inasprito dai cambiamenti climatici globali che stanno investendo il Mediterraneo, ma non è stato un fenomeno inedito. E allora, pesantemente, piomba la oramai ricorrente e arcinota domanda leniniana: che fare?
Si può, si deve, sicuramente, rendere il "pronto soccorso" della protezione civile più efficace: anche se oggi funziona bene nel suo snodo centrale di coordinamento, troppo spesso perde rapidità ed efficienza quanto più ci si allontana da Roma e ci si avvicina ai luoghi fisici, laddove ci sono da gestire emergenze improvvise e gravi.
E poi, imprescindibilmente, si deve fare il contrario di ciò che in Italia si fa da decenni: consumo scriteriato del suolo e scarsi investimenti nella messa in sicurezza e nella manutenzione ordinaria del territorio. A fronte di un costo complessivo per la messa in sicurezza del nostro territorio stimato in circa 40 miliardi, tutti gli ultimi governi - da Berlusconi a Monti a Letta - hanno previsto a tale scopo risorse irrilevanti, fino all'obolo di 30 milioni messo a bilancio con l'attuale Legge di Stabilità. I governi italiani non hanno mai problemi a trovare miliardi per grandi opere, costosissime o di dubbia utilità, o per mega acquisti che interessano solo a qualche lobby potente come i famigerati F35, invece davanti all'esigenza veramente vitale per il Paese di trovare non diciamo miliardi ma almeno qualche centinaio di milioni da destinare alla difesa del suolo, alzano le braccia.
Cemento ovunque, comprese quelle zone in cui non si dovrebbe costruire un metro cubo, come ad esempio le fasce golenali di fiumi e torrenti. Abusivismo edilizio tollerato e spesso incoraggiato a forza di condoni: dobbiamo cambiare mentalità. La filosofia del condono ci porta a credere che il denaro estingua il rischio, che se uno paga l'ammenda per un abuso si mette per sempre in regola: mentre l'alluvione sarda ci deve insegnare che la precarietà non si mette a norma, che finché non si risolve il problema che si è creato sul territorio, la minaccia, in caso di alluvione, resta sempre dietro l'angolo. Fra le tante cifre che ci ballano davanti agli occhi, fra le tante cifre che si ricordano, ce n'è una che ci deve far riflettere, e che andrebbe scolpita, anche nei fumosi discorsi dei responsabili istituzionali: per ogni miliardo di euro speso in prevenzione, in questo Paese, ne spendiamo due e mezzo di emergenza.

Si chiedano più investimenti sul futuro, si metta a norma tutto quello che si può e si deve, e per favore, smettiamola di piangere lacrime di coccodrillo, prima che ci venga presentato di nuovo il conto di tutto ciò sotto forma dell’ennesima tragedia.

Niccolò Batini

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